La plastica si ottiene da composti di carbonio e idrogeno chiamati “monomeri”. Si ricavano dal petrolio e dal metano. Immaginate i monomeri come un agglomerato di particelle davvero piccolissime che, attraverso processi chimici, si uniscono tra di loro e formano lunghe catene chiamate polimeri. Si crea così la resina sintetica, una pasta molle a cui vengono aggiunti coloranti e altre sostanze che servono a dare alla plastica le caratteristiche desiderate.
Ci sono fondamentalmente due modi diversi in cui la plastica può essere sintetizzata: possono essere sintetiche o derivate da materie prime rinnovabili. Le plastiche sintetiche derivano normalmente da petrolio greggio poiché il processo per arrivare al prodotto finito è il più economico.
Ma dobbiamo anche notare che questo è anche il modo più dannoso con cui vengono derivate le materie plastiche.
Parliamo delle materie plastiche sintetizzate artificialmente. Il primo passo prima di iniziare effettivamente il processo di produzione della plastica è la raffinazione del petrolio. Questo processo consiste nel riscaldare il petrolio per poterlo suddividere nelle sue frazioni, dalla più pesante alla più leggera. La frazione interessata per la produzione della plastica è la nafta.
Come potete capire questo processo è energivoro, si consuma una frazione del petrolio per riscaldare il petrolio stesso. Oltre a questo si può capire che la plastica sintetica è legata alla estrazione e raffinazione del petrolio, quindi ad una sua frazione. Come spiegato nel post “Il picco delle materie prime”, il petrolio sarà sempre meno disponibile in futuro e di conseguenza anche i suoi diretti deriviati.
Facciamone parsimonia, prima di tutto utilizzando il meno possibile materie plastiche, in questo modo riduciamo il nostro impatto ambientale. Secondo, sostituiamole con materiale di origine naturale. Per ultimo ricicliamo senza disperdere le materie plastiche nell’ambiente.
Immagine di Dixy52 - Opera propria, CC BY-SA 4.0