Sono due le decisioni prese alla COP27, l’adozione del fondo Loss&Damage, e la riforma del sistema finanziario delle banche.
Il primo porterà anche la Cina a far parte dei sovvenzionatori del fondo, non lo si può più considerare un Paese in via di sviluppo.
Il secondo indica la strada per agevolare ed aumentare i finanziamenti per progetti legati ai cambiamenti climatici da parte delle banche mondiali, per raggiungere le emissioni nette zero entro il 2050.
Non è stato invece rettificato l’accordo di Glasgow con proposte più restringenti per le emissioni inquinanti. Solo 33 paesi su quasi 200 hanno presentato aggiornamenti sugli obiettivi per mantenere lo scenario +1.5°C. La decisione finale di COP27 rimanda il Climate Pact di Glasgow chiedendo ai Paesi di aggiornare e rinnovare le promesse “sugli obiettivi al 2030” ed inviarle entro la fine del 2023.
Nessun passo avanti sull’uscita (“phase out”) dai combustibili fossili.
La COP27 stabilisce necessaria una riduzione delle emissioni del 43% al 2030 rispetto al 2019 per mantenere l’obiettivo di 1,5°C. Con gli impegni attuali il taglio di emissioni sarebbe solo dello 0,3% al 2030 rispetto al 2019. Per questo è stato chiesto agli stati di aggiornare i loro obiettivi entro il 2023.
Le fonti rinnovabili sono citate nel testo finale: “si sottolinei l’urgente necessità di riduzioni immediate delle emissioni globali di gas a effetto serra da parte delle parti in tutti i settori applicabili, anche attraverso l’aumento delle energie rinnovabili e a basse emissioni, i partenariati per una transizione energetica giusta e altre azioni di cooperazione”
Da tenere in considerazione l’incoraggiamento ai Paesi a coinvolgere i giovani nelle delegazioni nazionali e la nomina a livello delle Nazioni Unite di un inviato speciale dei giovani. Altro punto positivo l’inclusione della tutela dei diritti umani nel testo della decisione finale.
I negoziati sono complicati, si fanno piccoli passi ogni anno. Si evince però che gli obiettivi della COP non sono ancora la priorità per tutti gli stati.
Fonte: Italian Climate Network