La questione di come gestire la quantità di rifiuti accumulati è strettamente legata all’aumento esponenziale della produzione di materie plastiche. Nel corso degli anni, i paesi sviluppati hanno dovuto affrontare questo problema e, considerando la loro incapacità di sviluppare correttamente adeguati sistemi di gestione dei rifiuti e infrastrutture di riciclaggio, hanno scelto di esportare i loro rifiuti nei paesi in via di sviluppo.
Questo ha causato un flusso crescente di rifiuti plastici, principalmente dall'Europa e dal Nord America verso paesi asiatici come Cina, Indonesia, Malesia e Vietnam. Allo stesso tempo, i paesi in via di sviluppo hanno visto in questo commercio un'opportunità di business. Tuttavia, non sono stati sviluppati in modo adeguato i sistemi di gestione dei rifiuti e le infrastrutture di riciclaggio che risultano per lo più inefficaci, non governati o inesistenti.
Oltre all'importazione di rifiuti di plastica, i paesi in via di sviluppo hanno anche visto un aumento della produzione e dell'uso della plastica a livello nazionale. Di conseguenza, questo ha creato nel corso degli anni una delle principali cause di inquinamento da plastica negli oceani.
Negli anni 1980 e 1990, molti di questi paesi del sud-est asiatico avevano piccole aziende che importavano e trattavano rifiuti solidi, compresi i rifiuti di plastica. Le politiche attuate erano deboli nel trattamento degli scarti a causa della mancanza di volontà e priorità dei governi locali, per non parlare dei casi di corruzione politica.
Molti di questi paesi asiatici hanno iniziato a reprimere sempre più le società di trattamento dei rifiuti senza licenza, ma nonostante questi sforzi, le operazioni illegali e il contrabbando di importazioni di rifiuti plastici sono continuati.
Come risultato la plastica si è accumulata nelle strade, è stata spinta nei fiumi, trasportata nell'oceano ed infine accumulata nelle zone costiere, sui fondali o in aree come il great pacific garbage.
In questi paesi, nel corso del tempo, sono stati applicati controlli normativi sempre più severi. A seguito dell'inasprimento delle leggi sull’importazioni di rifiuti plastici e degli standard di controllo dell'inquinamento, molti riciclatori hanno iniziato un secondo spostamento verso paesi meno regolamentati come Cambogia, Laos, Myanmar, Europa orientale e Turchia, nonché Africa e America Centrale e Latina.
Non tutti i paesi più sviluppati applicano le stesse regole e non tutti in maniera rigida, si ha quindi ancora una parte di esportazione illegale di rifiuti plastici.
Al fine di garantire che i paesi sviluppati prendano più sul serio questo argomento, la Norvegia ha introdotto un emendamento alla Convenzione di Basilea per classificare questo materiale come rifiuti pericolosi. La proposta norvegese è stata ratificata da 187 parti nel maggio 2019. L'introduzione di questo emendamento è significativa perché limita più le azioni di esportazione che quelle di importazione. L'obiettivo è quello di dissuadere i paesi sviluppati dall'inviare rifiuti di plastica all'estero e cercare di incoraggiare un maggiore riciclaggio locale e il riutilizzo dei flussi di materiale di scarto.
Resta da vedere fino a che punto i flussi di materie plastiche saranno influenzati da queste restrizioni della legislazione, dal rimodellamento dell'industria del riciclaggio e da una maggiore consapevolezza.
Gran parte di queste attività sono dettate dalle condizioni di mercato della domanda di plastica riciclata, dalla qualità della plastica riciclata e dal prezzo e dall'offerta di plastica vergine, che influisce sul costo e sulla convenienza delle procedure di riciclaggio.
Fonti: Mare Plasticum Gianlauro Casoli, Wong S.
Foto: Mumtahina Rahman