Un obiettivo che il nostro Paese deve raggiungere è quello di diminuire il tasso di motorizzazione.
Un primo punto sta nel cambio di paradigma dal progettare le città per le macchine al progettare le città per le persone. Un secondo punto è il cambio di mentalità nell’utilizzo dei mezzi di trasporto. Abbiamo influenza su entrambi. Il primo mostrando quali sono i nostri interessi, ad esempio, non ostacolando progetti che favoriscano la mobilità pubblica o ciclopedonale a scapito di quella privata. Il secondo è dovuto alle nostre abitudini, spiegate meglio nel post la mobilità personale è una scelta
L’Italia è uno dei Paesi europei con il più alto tasso di motorizzazione, con una media di circa 65 auto ogni 100 abitanti. A Parigi, Londra e Berlino ci sono 36 auto per 100 abitanti, a Barcellona 41, a Stoccolma e Vienna 38. Negli ultimi anni il tasso di motorizzazione medio dei capoluoghi italiani risulta stabile o in aumento a parte alcune eccezioni.
Il 75% degli spostamenti sono inferiori a dieci chilometri e il 25% è addirittura più breve di due chilometri. Molti abitanti dei centri urbani potrebbero rinunciare all’automobile per i loro tragitti di tutti i giorni.
Il ricorso all’auto privata genera esternalità negative economiche, ambientali, sociali e sanitarie. L’ISPRA riporta che i trasporti stradali costituiscono una delle principali fonti di emissioni di inquinanti atmosferici nelle aree urbane.
C’è comunque un indirizzamento positivo, chi abita nelle grandi città vorrebbe muoversi di più coi mezzi pubblici e stare meno tempo al volante. Il motivo principale di questa tendenza è il tempo perso in coda negli ingorghi.
La congestione del traffico porta ad una diminuzione della velocità media che si attesta intorno ai 15 km/h rallentando fino ai 7 km/h delle ore di punta (una bici 10-15km/h, un pedone 1-3km/h).
La pubblica amministrazione dovrà adottare diverse strategie. Invogliarci ad usare i mezzi pubblici, facilitare la mobilità ciclopedonale, disincentivare l’utilizzo dell’automobile, come già in alcune città italiane ed estere.
Fonte dei dati: Mal d’aria 2019 LEGAMBIENTE, Euromobility